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giovedì 23 gennaio 2014

Museo Piero Taruffi - Bagnoregio (VT)

Lancia Stratos - Lancia Rally 037 - Fiat 131 Abarth stradale (e molto altro)

Questa settimana mi sono recato al museo dedicato a Piero Taruffi, uno dei più grandi piloti di tutti i tempi, nato ad Albano Laziale nel 1906 e scomparso nel 1988 dopo aver dedicato un'intera vita al mondo delle corse, fino alla progettazione dell'autodromo di Vallelunga nel 1950 oggi intitolato a lui.
E' una grande e stimata collezione quella presente nelle 3 sale del museo, che ospita una poliedricità di mezzi che oscillano tra creature del dopo guerra, fino ai mostri mangia terra da rally.

Appena entriamo passiamo dalla segreteria, dove troviamo Flavio (direttore del museo) e Roberta (la segretaria) che mi accolgono e mi dicono di fare come se fossi a casa mia, non mi lascio sfuggire l'occasione e mi reco subito nella prima stanza.

La prima "vettura" che trovo è questa, una ALCA (Anonima Lombarda Cabotaggio Aereo) Volpe del 1947. la Microvettura (chiamata anche "bubble car") in questione ha una storia molto particolare e curiosa, infatti viene definita la più celebre truffa del secondo dopoguerra.


L'ALCA infatti chiedeva, al momento dell'ordine, un acconto per poter produrre l'auto e consegnarla successivamente ai rispettivi clienti. Ne furono però prodotti meno di dieci esemplari quando, nel 1948, la ditta venne accusata di bancarotta fraudolenta, avendo già preso i soldi dei clienti che avevano ordinato la Volpe per un totale di 300 milioni di Lire!



La vetturetta era scoperta, seppur dotata di capote, ed era equipaggiata di un motore bicilindrico di 124 cc che erogava 6 cv a 5.500 rp/m, montato nel posteriore. Velocità massima 75 km/h.




Mi giro e alle mie spalle trovo lei, una bellissima Lancia Stratos HF stradale del 1979, con appena 10.000 Km percorsi






La Lancia Stratos HF fu presentata al salone dell'auto di Torino nel 1970 dalla carrozzeria Bertone.



La Stratos fu adottata nei rally come sostituta della Fulvia HF e l'impresa, guidata da Cesare Fiorio, riuscì alla grande. Furono infatti 3 i titoli mondiali vinti dalla Stratos, grazie anche alle doti dello storico pilota Sandro Munari.






La Stratos montava un motore di derivazione Ferrari, precisamente un 6 cilindri a V di 65° e 2.418 cc, in posizione longitudinale posteriore, con una potenza massima che oscillava tra i 240 e i 270 cv




Accanto alla Stratos c'è una Fiat 124 Abarth Gruppo 4 del 1976



Gli interni sono rimasti gli originali, le cinture di sicurezza sono Britax.



L'auto monta tutti gli accessori dell'epoca ammessi in fiche: prese d'aria aggiuntive, fari supplementari ed i rarissimi cerchi Cromodora.


Mi basta fare qualche passo che mi imbatto in una serie di auto formidabili.
La prima è una Ford Fiesta RS 1600 Gruppo 2 del 1981.



Notare i cerchi con il monodado, come nelle Formula 1, per agevolare il cambio delle gomme.


I 4 fari supplementari Carello.


La Fiesta era elaborata dal preparatore italiano Repetto, ed era pilotata da Gianfranco Cunico nel CIR (Campionato Italiano Rally).




Lancia Fulvia Coupe Rally 1600 HF del 1970



Un omaggio in monocromo


Questo esemplare di Fulvia 1600 HF era conosciuto anche come "fanalona", sostituì la 1300 nel 1971 con un aumento della potenza a 160 cv.


Il 1972 per la Fulvia fu l'anno della consacrazione con la più famosa delle vittorie, ovvero quella di Munari e Mannucci al Rally di Montecarlo. Successivamente la fanalona vinse anche il campionato del mondo Marche e quello italiano.





Il motore è lo storico V4 di 1584 cc da 160 cv, 2 carburatori doppio corpo e carrozzeria in acciaio/paralluman con codini in vetroresina. I cerchi invece sono dei rarissimi BWA adatti solo per gare in salita e pista. Il sedile è uno solo in quanto in tali specialità non è prevista la presenza del navigatore.


Accanto alla fulvia c'è un altro pezzo di storia della casa di Torino.
Lancia Rally 037 del 1981.




Nata dalla collaborazione fra Lancia, Pininfarina e Abarth, a 037 fu presentata al salone dell'auto di Torino nel 1982.


L'auto montava un compressore volumetrico sviluppato dalla Abarth, con un telaio estremamente semplice munito di sospensioni a quadrilatero come per i modelli da pista.
La scocca era quella della Lancia Beta Montecarlo.
La versione da gara vinse il titolo mondiale rally nel 1983, ultima vettura a due ruote motrici a farlo. 
La carrozzeria è in resina e pesa 980 kg.


Il motore è un 4 cilindri di 1.995 cc con potenza iniziale di 255 cv che diventarono 340 nell'ultima versione, con l'aiuto di un sistema di raffreddamenti mediante iniettore al volumetrico e aumento della cilindrata a 2.111 cc. La lubrificazione è a carter secco.



L'auto esposta, con i suoi 340 cv, è una delle primissime preparate come Evo1 per poi essere aggiornata in Evo2, con l'iniezione di acqua al volumetrico da Giuseppe Volta, preparatore ufficiale Abarth.





Ed ecco una bellissima versione stradale di una FIAT 131 Abarth Rally del 1976, uno dei 500 esemplari prodotti. Il minimo richiesto per l'omologazione nel campionato mondiale rally. Campionato che poi vincerà nel 1977, 1978 e 1980.





Basata sulla carrozzeria della due porte prima serie, opportunamente alleggerita e rinforzata, era priva di paraurti e dotata di parafanghi allargati, spoiler, alettoni e prese dinamiche ed una presa d'aria sul cofano motore.




Il motore era un 4 cilindri bialbero derivato dal 2.000 cc FIAT e sviluppato dalla Abarth, con distribuzione a sedici valvole e una cilindrata di 1.995 cc da 140 cv nella versione stradale, alimentata da un carburatore doppio corpo, nella versione da rally invece la potenza era di 235 cv, dotata di impianto di iniezione.







La sospensione posteriore, a ruote indipendenti, derivata da quella della FIAT 124 Abarth Rally, rimpiazzava quella ad assale rigido di serie, mentre la carrozzeria aveva elementi (cofani, spoiler, parafanghi) in vetroresina o in alluminio (portiere, tetto).





Non solo auto al museo Taruffi...



Una bellissima monoposto motorizzata Alfa Romeo.






Il dettaglio del volante Personal.




Un motocarro su base Lambretta.



Mentre mi reco disotto mi imbatto in strane creature realizzate con ricambi usati e cartelli stradali... Molto pittoresco! 








la stanza di sotto mi accoglie con una bellissima collezione di radio molto vecchie.


C'è anche una sala riunioni dove trovo un vasto assortimento di riviste come vecchi Quattroruote, Ruoteclassiche, La Manovella e molto altro.



L'arte non manca.







2 Moto Guzzi Cardellino.


Accanto ad una bellissima Lancia Augusta del 1935




FIAT Balilla








Un curioso Velorex 16/350 del 1968





Monoposto Abarth.





Scendo di un altro livello ed entro nel "Garage Taruffi".


Qua trovo un po' di tutto, da moto ad auto, ad un'interessantissima collezione di microvetture.






BMW Isetta del 1958












Un bellissimo e particolarissimo Messerschmitt







Lawil targata italiana.


Una "mini" Alfa Romeo Giulia.




Una simpaticissima BMW Isetta con carrello appendice.




Risalgo verso i piani superiore e rientro nella prima stanza, dove ci sono anche molti riferimenti al mondo del cinema.








La mia gita è finita. Ringrazio Flavio e Roberta per la disponibilità e Daniele per avermi dato assistenza con la Reflex, dato che questo è il mio primo servizio con una fotocamera manuale.

Colgo l'occasione per lasciare le pratiche della mia auto personale (un'Honda Civic VTi EG6 del 1993) per farla omologare ASI, e divento anche socio dell'associazione, con molto onore.
Se qualcuno di voi volesse fare lo stesso lascio tutti i contatti.

Museo Associazione Piero Taruffi, club federato ASI
Via Fidanza 55
01022 Bagnoregio (VT)
Aperto Sabato, Domenica e Mercoledì dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19:00
Da Giugno a Settembre dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 16:00 alle 20:00
E-Mail: asspierotaruffi@gmail.com
Sito: www.museotaruffi.it
Facebook: https://www.facebook.com/museo.pierotaruffi?fref=ts

Alla prossima!
Stay Tuned!

Servizio a cura di Marco Montoya Bozzi
per il blog "Rombi Di Gloria"